top of page
Immagine del redattoreAssociazione More

Da “Apriamoci” a “Incontro con l’altro”



 Molti conoscono e talvolta identificano More per il suo progetto “Apriamoci”.

Esso nacque 2 anni e mezzo fa per la necessità di occuparci non solo dell’insegnamento dell’Italiano come seconda lingua (come già fatto da molti anni) ma anche della gestione di una casa di accoglienza per ragazzi richiedenti asilo nel paese di Roncone con un annesso laboratorio.

“Apriamoci” era sì una iniziativa di gestione di una emergenza su mandato del governo, ma era anzitutto un invito a buttar giù muri, ad aprire porte della mente e del cuore alla realtà di un mondo vasto che ci coinvolge ormai direttamente senza scuse. “Apriamoci” era la convinzione che questa realtà fosse una grande opportunità di crescita e di innovazione anche per i nostri piccoli paesi di montagna. “Apriamoci” era la scommessa che ci fosse tanto da imparare e da ricevere da tutti, di qualsiasi credo e colore.

Con questo mese il progetto Apriamoci chiude. Chiude perché quegli obiettivi, pur fra luci ed ombre che certo non ci nascondiamo, sono stati raggiunti.

Oggi non si tratta più di aprire porte e strade. Oggi e d’ora in poi si tratta di continuare quel processo che ormai è in atto e che è irreversibile, qui come ovunque: l’incontro di popoli e di culture.

Siamo stati uno degli enti della cosiddetta “seconda accoglienza”, quella che accompagna i richiedenti asilo nel tempo che intercorre fra la domanda di asilo e la risposta della Commissione competente. E lo siamo stati dando grande attenzione all’aspetto della formazione e dell’inserimento lavorativo. Con il passaggio nella gestione della casa di accoglienza alla Croce Rossa (avvenuto il primo maggio 2017) e con il passaggio del testimone dell’inserimento lavorativo alla Cooperativa Cluster (inaugurazione del capannone di Pieve di Bono al primo febbraio 2018), ci muoviamo in un tempo/compito nuovo e possiamo guardarci indietro per un provvisorio bilancio:

  1. nove ragazzi dei primi dodici che abbiamo accolto, arrivati in Italia fra il 2014 e il 2015 attraversando il Mediterraneo, oggi lavorano in altrettante aziende giudicariesi;

  2. cinque di loro hanno una abitazione autonoma da normali inquilini

  3. alcuni hanno superato il primo livello di apprendimento dell’italiano e frequentano corsi presso la scuola pubblica e la scuola guida

  4. tre famiglie rifugiate hanno messo qui le loro radici (nella foto il battesimo di un bimbo della famiglia residente a Tione)

Parallelamente cresce in Giudicarie la seconda accoglienza per numeri e diffusione.

Altre case oltre a quella di Roncone sono oggi attive e altri enti e amministrazioni comunali si sono messi in gioco per la loro gestione. Tre anni fa quando di accoglienza solo si balbettava fra noi, non potevamo immaginare tutto quello che è poi accaduto. E’ accaduto perché tante persone hanno detto: “Sì, apriamoci!”

Tutto il grazie va a loro. Il progetto – come ogni progetto deve fare prima o poi – chiude. La reciproca accoglienza e la solidarietà no. C’è tanto da fare … nei rapporti anzitutto.

Per questo More ha deciso di dare vita ad un nuovo progetto dal titolo impegnativo: “Incontro con l’altro”. Parte una nuova scommessa …

Post recenti

Mostra tutti

15 anni

News!

Commentaires


bottom of page